Storia

Consultar lentamente, eseguir con prestezza e costanza è insegnamento de’ savi.

Raimondo Montecuccoli – L’arte della guerra

Il Castello

“Nel tranquillo e poetico Frignano vi è un punto che è come il compendio, il centro storico e leggendario di quelle montagne. E’ il castello di Montecuccolo”. In questo sintetico bozzetto di Pier Biagio Casoli sta tutto il significato di Montecuccolo per il Frignano e per il territorio pavullese in particolare, la cui storia plurisecolare è stata segnata dalla famiglia che in quella rocca ebbe origine e che ebbe il dominio su gran parte della montagna modenese.

Il castello è dunque sede della memoria della famiglia Montecuccoli, ma racchiude anche la storia del territorio e delle popolazioni che i Montecuccoli signoreggiarono.

E’ con questa duplice consapevolezza che ci si deve apprestare a conoscere la storia del castello di Montecuccolo e della famiglia che lo costruì e vi abitò a lungo.

Il castello di Montecuccolo è una struttura molto complessa formata da un borgo superiore e da uno inferiore. Il primo è delimitato dalla terza cerchia di mura ed è costituito dalla rocca e dai fabbricati minori annessi; il secondo è composto dagli edifici pubblici e privati, disposti intorno alla piazza, al di fuori delle mura.

La Rocca

Il borgo superiore era composto da due parti ben distinte: la rocca feudale da una parte, riservata al signore e alla sua famiglia, e la Podesteria dall’altra, dove lavoravano i funzionari addetti al governo del feudo, comprendente la residenza del Podestà, il tribunale, alcune prigioni e il corpo di guardia.

L’ingresso principale, protetto da una bertesca, si apre ancora sulla piazza del borgo inferiore e vi si arriva salendo una ripida rampa selciata.

Il nucleo più antico dell’intero fortilizio è il mastio, un’alta torre a pianta quadrata a più piani che sovrasta tutto il complesso. Il mastio ha perduto in parte la fisionomia originaria delle torri medioevali in seguito ai restauri eseguiti nel corso del secolo XIX e per le modifiche subite alla fine del secolo XIX, quando furidotto a campanile.

I Montecuccoli, rafforzata gradualmente la propria potenza nel Frignano, provvidero a costruire le altre parti della rocca in fasi successive, durante i secoli XIII-XVI.

All’estremità meridionale dello sperone roccioso fu eretta una seconda torre, che si affaccia sulla piazza del borgo inferiore sottostante, dominandola.

Verso la metà del XVI secolo, con la costruzione della torretta rotonda con la scala a chiocciola la rocca assunse l’assetto definitivo e fu trasformata in una fastosa dimora signorile, con stanze affrescate e ornate secondo lo stile rinascimentale del tempo.

In una sala all’interno si ammira un imponente camino. L’architrave è un massiccio monolito ornato da diversi bassorilievi: la data 1488, le misteriose iniziali RA, lo stemma dei Montecuccoli e, all’estremità destra, una spirale, simbolo solare non raro nel nostro territorio. Al centro il diamante estense, simbolo araldico del duca di Ferrara Ercole I.

La Podesteria

L’edificio, che si allunga nella parte bassa del cortile, ora adibito a locanda e foresteria, costituiva la Podesteria o Palazzo del Podestà o del Governatore, sede dell’organismo deputato al governo del feudo. Il Podestà vi aveva la propria abitazione, con annessi una stalla e un metato per l’essiccazione delle castagne.

Le iscrizioni

Sui muri esterni si conservano, purtroppo molto corrose, alcune interessanti iscrizioni.
Sulla pietra di volta del portale d’accesso alla torre si legge “COMES GALEOTUS MC 1549”, che ricorda alcuni restauri fatti eseguire in quell’anno da Galeotto I Montecuccoli (MC).
Una logora epigrafe in gran parte caduta si trova sopra l’arco d’ingresso alla rocca: “DEO FAVENTE HAEC FACTA FUIT REGNANTE COMITE GALEOTO MONTICUCULO SUB ANNO DOMINI MDLIII” (Con la protezione di Dio ciò fu fatto al tempo del conte Galeotto nell’anno del Signore 1553). Ricorda lavori eseguiti dal conte Galeotto I dopo un incendio.
Nell’architrave della porta all’ultimo piano della scala a chiocciola si legge: “COMES GALEOTUS MONTICUCULUS RESTAURAVIT ANNO 1606” (Il conte Galeotto Montecuccoli restaurò nel 1606)

Il Camminamento Murario

L’intero borgo superiore è racchiuso all’interno di un’ampia cinta muraria che abbraccia i tre fianchi dove il pendio del monte avrebbe permesso un facile accesso, in mancanza di difese artificiali. Sullo scosceso lato occidentale, invece, le mura lasciano il posto alle alte pareti degli edifici della rocca, radicata sul macigno. Questa cerchia fu l’ultima in ordine di tempo ad essere costruita ed è la più ampia delle tre che un tempo circondavano la complessa struttura.

Lo Stemma dei Montecuccoli

Lo stemma del ramo principale della famiglia Montecuccoli è composto da un’aquila nera con le ali spiegate in campo giallo ferma su sei monti verdi da cui sporgono lateralmente quattro ramoscelli di olivo carichi di frutti.
L’aquila, che non compariva nel blasone originario, fu aggiunta per concessione imperiale nel 1368.
Lo stemma, per la suddivisione della famiglia in numerose linee, presenta diverse varianti: in alcuni casi i monti sono dieci; in altri l’aquila è bicipite, in altri ancora è coronata.

Le Prigioni

Nel seminterrato del torrione di piazza fu ricavata una piccola prigione, l’unica rimasta: è un vano angusto e buio, che prende luce da una finestrella con inferriata. Sulle pareti intonacate abbondano i graffiti, scritte e disegni lasciati dai carcerati che qui scontarono la loro pena. Rappresentano le figure più strane: case, animali, croci, alte scale con decine di pioli, un piccolo cane, disegni infantili di persone ed edifici, gruppi di soldati e due grandi barche, simbolo di libertà.

La Stanza del Generale

Al piano nobile si trova la stanza più famosa della rocca, quella dove, secondo la leggenda, vide la luce il generale Raimondo (1609-1680). Il suo aspetto attuale risale al 1545, quando il conte Galeotto I la fece restaurare ed abbellire. Sul lato di ponente è posto un camino bordato da un fregio a ovoli e dallo stemma dei Montecuccoli.

Un elegante fregio corre lungo tutto il perimetro della stanza nella parte superiore delle pareti. Vi sono dipinti motivi vegetali e floreali a volute, pesci e uccelli.

In dodici riquadri, sei sulla parete orientale e sei su quella occidentale, sono riportati motti latini tratti da celebri scrittori.

Ai motti si alternano vari stemmi della casata diversamente composti e accostati ai blasoni di importanti famiglie con cui i Montecuccoli erano in quel momento imparentati (Molza, Pico della Mirandola, Pio di Carpi, Landi di Ferrara, Colonna).

Il Generale Raimondo Montecuccoli

I Montecuccoli potevano vantare antichissime origini e ottennero l’investitura feudale direttamente dall’imperatore, divenendo pertanto vassalli diretti del Sacro Romano Impero Germanico. Con una accorta politica di alleanze e per la loro privilegiata condizione di vassalli imperiali, i Montecuccoli riuscirono a superare quasi indenni le lotte che i comuni di Modena e di Bologna ingaggiarono per la conquista del Frignano.

Il conflitto tra i due comuni cittadini si sommava a quello antico tra i Montecuccoli e i Gualandelli che da tempo si contendevano il predominio sull’Appennino modenese. Nel 1337 gli Estensi assoggettarono Modena al loro dominio e i Montecuccoli, a differenza di altre famiglie come i Montegarullo, ne accettarono la signoria, salvaguardando il proprio potere e garantendo quel poco di autonomia di cui il Frignano fino ad allora aveva goduto.

I Montecuccoli inoltre con una accorta politica matrimoniale si imparentarono con le più importanti casate dello stato estense: i Perondoli di Ferrara, i Pico della Mirandola, i Molza di Modena e i Pio di Carpi; i contatti con la nobiltà cittadina valsero a farne una delle casate più importanti dello Stato.

Il patrimonio dei diversi rami, a causa delle numerose divisioni, era però molto esiguo e ciò, unito all’innato spirito di combattenti, spinse diversi Montecuccoli a tentare la fortuna lontano dalla patria, mettendosi al servizio dei potenti in Italia ed in Europa. Il più famoso di essi è Raimondo, salito ai vertici dell’esercito asburgico e reso celebre per la vittoria contro i Turchi alla Raab.

Raimondo nacque nella rocca di Montecuccolo il 21 febbraio 1609, in una sala che ancora oggi è la più affascinante e l’unica ad essersi conservata integra con il grande camino e i fregi che la ornano.

Era figlio di Galeotto e di Anna Bigi, gentile e colta nobildonna ferrarese. Il ragazzo stette pochi anni a Montecuccolo poiché, rimasto presto orfano del padre, fu costretto dalle circostanze a mettersi al seguito del cardinale d’Este, il cui desiderio era di avviare il rampollo Montecuccoli alla carriera ecclesiastica. La vera vocazione di Raimondo si manifestò però ben presto nell’incontro che egli ebbe a Modena con il cugino Ernesto e con il generale Rambaldo di Collalto, entrambi generali nell’esercito imperiale. Il mestiere delle armi che tanti suoi antenati avevano esercitato sui campi d’Italia e d’Europa lo affascinò talmente che, messi da parte il progetto del cardinale e quello della madre, seguì il richiamo del leggendario esercito imperiale di Vienna.

Arruolatosi come semplice soldato si trovò subito nella bufera della terribile Guerra dei Trent’anni. Su quei campi di battaglia il giovane Montecuccoli costruì la propria esperienza applicandosi con umiltà, tenacia e impegno alla scuola di comandanti come Tilly, Wallenstein, Gustavo Adolfo, Turenne, impegnati sull’uno e sull’altro fronte. Ad una ad una salì tutte le cariche militari e poco più che trentenne venne nominato generale dell’Impero. Tra le numerose battaglie una in particolare è ricordata, quella combattuta e vinta in Ungheria sulle rive del fiume Raab nel 1664 contro i Turchi. Una vittoria memorabile sia per il valore di stratega dimostrato da Raimondo, sia per il fatto in se stesso, in quanto il pericolo turco era stato momentaneamente fermato.

Il Montecuccoli continuerà ancora a lungo a guidare le truppe dell’Impero cogliendo nuovi importanti successi e morirà nel 1680.

Raimondo oltre che uomo d’armi fu un letterato colto e intelligente. Conosceva e parlava diverse lingue quali l’italiano, il latino, il tedesco, il francese e lo spagnolo; avido lettore di libri di ogni argomento, ne portava con sé un certo numero sui campi di battaglia.

Fu inoltre lui stesso un fervido ed eclettico scrittore. Le sue opere, pubblicate in edizione critica nell’Ottocento dal Foscolo, non sono meno grandi dei suoi piani di battaglia: per il linguaggio e per lo stile il Montecuccoli è considerato tra i più significativi scrittori dei Seicento. Tra le maggiori si pongono il Trattato della guerra, Dell’arte militare e gli Aforismi. Egli si cimentò ancora in opere di argomento storico, politico, nella poesia e nella narrativa. Ancora oggi sono oggetto di importanti ricerche e di studi e argomento di tesi di Laurea.

Il Borgo

La rocca non può disgiungersi dal suggestivo borgo che sorge ai suoi piedi, le cui case strettamente addossate le une alle altre formavano con il loro fitto tessuto la quarta cerchia muraria, quella più esterna che circonda il castello.

Il Borgo Inferiore

L’accesso era possibile solamente attraverso due porte, di cui è rimasta solo quella che si apriva sulla strada verso la pieve di Renno.

Il borgo di Montecuccolo ha il suo centro nella piccola piazza in cui si svolgeva la vita del paese e su cui, proprio come negli antichi borghi medievali, si affacciavano gli edifici più importanti: una torre della Rocca,la Podesteria, la Chiesa parrocchiale, le case di alcune famiglie notabili tra cui i Ricci.

La Chiesa

La chiesa, dedicata a San Lorenzo, fu fatta costruire dal conte Cesare nel 1469. In essa si conservano due capitelli di puro stile romanico provenienti probabilmente dall’antica chiesa che sorgeva all’interno delle mura della rocca, in seguito demolita.

La chiesa assunse le caratteristiche attuali nel 1577, quando sul protiro del portale d’ingresso fu costruito l’originale campanile a vela e l’interno fu abbellito e ornato anche per la munificenza dei signori Montecuccoli che donarono tra l’altro una acquasantiera di marmo.

Un’iscrizione posta ai lati del portale ricorda la data di costruzione del campanile: “ORNAMENTO AC DECORI PUBLICIQUE UTILITATI SUMPTIBUS SUIS HOC CAMPANILE DEIPARAE V. AC DIVO LAURENTIO UNIVERSITAS MONTICUCULI FIERI FECIT ANNO DOMINI MDLXXVII”. (Il Comune di Montecuccolo a proprie spese fece costruire questo campanile a ornamento, decoro e pubblica utilità, in onore della Beata Vergine e di san Lorenzo nell’anno del Signore 1577).

L’Oratorio di Cà di Chino

Lungo una delle strade che da Pavullo salivano a Montecuccolo per volontà della comunità di Montecuccolo nel 1744 fu costruito un oratorio isolato e posto ai margini di un fitto bosco. La facciata preceduta da un portico e culminante in un piccolo campanile a vela lo rende particolarmente suggestivo.

L’immagine miracolosa della Beata Vergine che vi si venera divenne in breve molto popolare.

Nel 1858 vi si celebrarono le funzioni religiose in concomitanza con l’inaugurazione della piramide di Serra di Porto, in ricordo del massacro effettuato dai francesi nel 1799 durante l’assalto alla rocca.